La Caldara

Camminando nel centro della depressione possiamo accorgerci che ai nostri passi il terreno è morbido e risuona come se fosse vuoto. Questa sensazione ci indica che sotto i nostri piedi non c'è una roccia dura, ma un accumulo do sostanze organiche che col tempo si sono compattate, dando origine ad una sorta di torbiera. La Caldara, con la sua forma a conca, tende a trattenere le acque meteoriche trasformandosi presto in un ambiente palustre. Con il tempo, la massa vegetale che muore, i materiali portati dai piccoli corsi d'acqua provenienti dai rilievi circostanti, si depositano nel centro della depressione. L'ambiente ricco d'acqua innesca dei processi chimici che creano la torba.

Un'altra caratteristica della caldara è la presenza insolita di un boschetto di betulle, specie arborea che vive di solito in climi freddi, in ambienti di tundra, ad alte quote nell'Europa centro-settentrionale e in Italia in popolazioni appenniniche. Ma qui siamo solo a 250 metri sul livello del mare e a solo 13 km in linea d'aria dal mare stesso! Ma via via che ci si allontana dai terreni acidi presso la zona della polla, la betulla scompare e l'ontano entra in associazione con il nocciolo, a caratterizzare l'ambiente ripariale lungo il fosso. A est cresce rigoglioso un bosco di castagno. Questo albero è noto a tutti per i suoi frutti, le castagne, che in autunno cadono racchiuse in un riccio pungente. La coltivazione del castagno da frutto, trovando sui terreni vulcanici condizioni favorevoli, riveste da lungo tempo un'importanza significativa nell'economia dell'Appennino.Sulle pendici occidentali e meridionali del Monumento Naturale è di notevole interesse naturalistico il querceto;

Esso è costituito in prevalenza da cerro, farnetto e roverella. Il querceto è stato per lungo tempo soggetto a tagli ed è contraddistinto da una conduzione a fustaia disetanea. All'interno del querceto troviamo l'acero minore, l'olmo e il carpino nero. Lungo il margine del bosco troviamo il melo selvatico o melastro con esemplari eccezionalmente grandi, l'acero campestre e il nespolo selvatico.


La Caldara

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