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Abbazia di S.Martino |
L’abitato seicentesco di San Martino al Cimino, è dominato dalla chiesa abbaziale e dal palazzo Doria-Pamphili. La prima costituisce la testimonianza più spettacolare di un'antica abbazia eretta dai cistercensi di Pontigny agli inizi del XIII secolo. Nella facciata, circondata da due torri campanarie seicentesche (progettate dal Borromini), sormontate da cuspidi piramidali, si apre una grande polifora gotica; Il solenne interno, a croce latina con volte a crociera a tre navate divise da archi ogivali sorretti, alternativamente, da pilastri cruciformi e colonne, richiama lo stile borgognone, rappresentando uno dei più singolari esempi di arte gotica nel Viterbese.
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Lo stemma sul capitello della prima colonna di destra della navata centrale verso l'altare è del cardinale Francesco Todeschini Piccolomini. Nel transetto di destra è custodito un pregevole stendardo di Mattia Preti (1613-1699) raffigurante San Martino a cavallo nell'atto di donare il mantello ad un povero. La cancellata barocca con insegne pamphiliane (inizio della navata destra) accoglie un fonte battesimale del Seicento. Sul pavimento della nave centrale (presso l'ingresso) una grande lapide di marmo, dettata nel XVII secolo dalla principessa Olimpia Maidalchini, ricorda il cardinale Raniero Capocci, benefattore della costruzione, e il cardinale Francesco Piccolomini, committente di concreti rifacimenti dell'abbazia nel XV secolo.
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Palazzo Pamphili |
Un'altra lapide marmorea, nel presbiterio, è posta sulla tomba della principessa Olimpia, cui si deve, intorno alla metà del XVII secolo, la costruzione del palazzo sopra alcune strutture abbaziali e il restauro della sala capitolare che si apre sullo spazio dove un tempo sorgeva il chiostro. I progetti hanno anche riguardato il nuovo assetto urbanistico dell'abitato che presenta una delle prime forme di casette popolari a schiera.
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